Dipartimento
di Astronomia
Università
di Padova
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P. Cinzano, Thiene, Italy
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Esempio di tecnica di misura della brillanza del cielo
notturno con un CCD
(tratto da: P.Cinzano,
Inquinamento luminoso e protezione del cielo notturno, Istituto Veneto di Scienze, lettere
ed Arti, Venezia, 1997.
Qui di seguito ho riportato un esempio della procedura da seguire per misurare la
brillanza del cielo notturno. Supponiamo di utilizzare per la misura un rivelatore CCD
montato su un telescopio, un'attrezzatura oggi a disposizione di moltissimi osservatori.
- 1.
- Verificare che la notte sia limpida e senza veli. Questa e una condizione necessaria sia
per poter effettuare la determinazione dell'estinzione sia per poter confrontare le misure
di brillanza del cielo con misure ottenute in data diversa o in altri siti. Verificare che
le condizioni metereologiche restino costanti per tutta la durata delle misure. Verificare
che la luna resti sotto l'orizzonte per tutta la durata delle misure.
-
- 2.
- Scegliere uno o piu punti ove effettuare le misure di brillanza del cielo. Ad esempio si
possono scegliere lo zenith, 8 zone a 45 gradi di altezza e distanti tra loro 45 gradi in
azimut, e infine 12 zone a 20 gradi di altezza distanti tra loro 30 gradi in azimut.
-
- 3.
- Scegliere un certo numero (almeno una decina) di stelle standard fotometriche (v. ad es.
le sequenze del Landolt) distribuite nel cielo ad altezze diverse fino ad altezze di circa
30.Ve ne sia quando
possibile qualcuna vicino ai 30 e qualcuna vicino allo zenith o, comunque, sopra i 60 gradi. E' bene
scegliere anche una stella standard fotometrica vicino (il piu possibile) ad ogni zona di
cielo da misurare.
-
- 4.
- Misurare i conteggi di queste stelle e determinare, contemporaneamente, la loro altezza
sull'orizzonte. Misurare i conteggi del cielo nei punti scelti. Se il tempo impiegato ad
effettuare queste misure e abbastanza lungo da sospettare che le condizioni del cielo
possano essere cambiate, al termine rifare le misure dei conteggi delle stelle standard e
delle loro altezze. Cio permettera di determinare due coefficienti di estinzione (prima e
dopo) e di farne la media. Se si usa un CCD si puo usare per misurare i conteggi questa
procedura:
a) Scegliere la banda o le bande ove operare e montare gli appositi filtri. Di solito si
opera in banda V o B, ma sono interessanti anche le altre.
b) Fare, all'inizio (o alla fine), una o piu pose dark e flat.
c) Fare le pose sulle stelle standard facendo attenzione ad esporre bene l'immagine ma a
non saturarla.
d) Fare le pose sulle zone di cielo scelte. Evitare di inquadrare nel CCD stelle molto
luminose.
e) Ridurre le immagini secondo la procedura standard.
f) Nelle immagini delle stelle standard, misurare il numero di conteggi totale (o di ADU)
in un area che si ritenga contenere la totalità della luce della stella e sottrarvi il
numero di conteggi del cielo sulla stessa area calcolato moltiplicando il numero di pixel
di quell'area per il valore medio dei conteggi del cielo per pixel misurato in punti
lontani dalla stella. Scalare il numero di conteggi cosi ottenuto, dal tempo di posa
utilizzato al tempo di un secondo.
g) Nelle immagini del cielo, sommare il numero di conteggi di tutti i pixel che non
contengono luce di stelle risolte con chiara evidenza. Prendere nota dell'area totale di
cielo coperta da i pixel considerati. Scalare il numero di conteggi totale in quell'area a
quello in un secondo d'arco quadrato. Scalare il numero di conteggi così ottenuto,
dal tempo di posa utilizzato al tempo di un secondo.
-
- 5.
- Eseguire il calcolo della costante di scala fotometrica dello strumento e del
coefficiente di estinzione nel modo seguente (per ogni banda fotometrica utilizzata):
a) Calcolare per ogni stella standard fotometrica osservata il valore di e di ove
z e la distanza zenitale della stella, mcat la sua magnitudine di
catalogo e Istella il numero di conteggi al secondo misurati.
b) Costruire il grafico di y contro x e determinare i coefficienti a
e b della retta
che meglio interpola i dati. E' bene calcolare anche gli errori.
c) Poiché la magnitudine apparente "sotto l'atmosfera" di una stella standard
e ove k e il coefficiente di estinzione in magnitudini per
masse d'aria e C la costante di scala fotometrica, si ottiene che , ossia y=C- k x, da cui e .
- 6.
- Calcolare la brillanza delle zone di cielo misurate con la formula seguente: ove
Isky è il numero di conteggi del cielo per secondo d'arco quadrato. Per
la banda V è consigliabile trasformare la brillanza del cielo dalle magnitudini per arcsec-2 alle candele al metro quadro (lumen al metro quadro per steradiante) che sono le unità
fotometriche normalmente usate in questi lavori. Per la trasformazione si possono usare le
formule di Garstang (1989) che trovate anche nel
mio libro: .
- Accompagnare sempre le misure con la loro data e ora, la località di osservazione,
l'altezza sul livello del mare, le coordinate altazimutali e quelle celesti. Quando
disponibile è utile specificare la frazione del ciclo di attività solare a quella data.
-
- 7.
- Quando si utilizza uno strumento a piccolo campo come il CCD si esclude dalla misura
della brillanza una parte della luce stellare integrata. In questo lavoro, ad esempio, e
stato escluso il contributo prodotto dalla luce di tutte le stelle con magnitudine minore
o uguale a quella delle piu deboli stelle risolte con evidenza. Occorre quindi correggere
la brillanza ottenuta. La correzione dipende dalla zona di cielo misurata e, in
particolare, dalla latitudine galattica. Si puo ottenere una stima dell'ampiezza della
correzione sommando i contributi alla luce stellare integrata, riportati nella tabella sotto, per tutte le magnitudini
stellari escluse dalla misura, ricordando che si tratta di valori medi che possono
triplicare per latitudini galattiche prossime allo zero e diminuire fino ad un terzo ai
poli galattici. Come si vede dai valori in tabella la correzione è importante solo
laddove la luminosità naturale non è trascurabile rispetto quella artificiale. E' bene
specificare sempre, quando si cita una misura di brillanza del cielo fatta con uno
strumento a piccolo campo come il CCD, se tale correzione è stata fatta oppure no.
-
- 8.
- Si può ottenere la brillanza artificiale sottraendo la brillanza naturale dalla
brillanza del cielo. In generale la brillanza naturale dipende dal punto di cielo
osservato (sia dalla posizione in coordinate celesti che dalla posizione altazimutale),
tuttavia, al di fuori della via lattea e delle zone più luminose di luce zodiacale, in
periodi di media attività solare, si puo supporre che essa sia dell'ordine di (Anon 1984).
- E' più facile di
quello che sembra! Buon lavoro !
Tabella:
Contributo medio alla
brillanza naturale del cielo dalla luce stellare integrata delle stelle di magnitudine
m. |
luce stellare
integrata |
mag |
|
0 |
0.56 |
1 |
0.91 |
2 |
1.54 |
3 |
2.10 |
4 |
3.15 |
5 |
3.50 |
6 |
3.92 |
7 |
4.41 |
8 |
4.76 |
9 |
5.18 |
10 |
6.09 |
11 |
6.09 |
12 |
6.51 |
13 |
6.23 |
14 |
5.95 |
15 |
5.67 |
16 |
4.83 |
17 |
3.85 |
18 |
3.08 |
19 |
1.82 |
20 |
1.26 |
21 |
0.84 |
21 |
1.05 |
TOTALE |
83.3 |
Nota: Dati da Allen (1979).
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